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Stanza 306.

Quando si svegliò non sapeva che ora fosse. Si tirò su, sedendosi sul letto ancora fatto.

La sera prima, sebbene il viaggio fosse breve, un'improvvisa stanchezza l'aveva costretta a fermarsi nel primo motel che incontrò.

Appena arrivata, si era stesa ed era crollata, senza avere avuto neanche la forza di spogliarsi, su un polveroso copriletto. Era da un po' che non dormiva una notte di filato.


Rimase così, seduta immobile per un po'.

Con ancora addosso un abito lungo, nero e poco femminile, si meravigliò nel perdersi in pensieri poco consoni per essere appena tornata da un funerale. Aveva speso troppo per quell'abito che di sicuro non avrebbe più indossato. Che ne avrebbe fatto una volta tornata a casa? Lo avrebbe buttato? O conservato come un lugubre ricordo di una giornata che in realtà avrebbe voluto dimenticare?

Poi abbassò lo sguardo guardandosi le scarpe. Veramente anonime. Delle ballerine nere a punta tonda. Se le tolse sguaiatamente avviandosi verso il bagno dove la fredda luce di un neon mal funzionante, le permise di vedere il suo volto, pallido, gli occhi stanchi.

Se Dani fosse stato lì con lei, di sicuro le avrebbe detto che era comunque bellissima.

Aveva apprezzato quando l'uomo il giorno prima l'aveva chiamata offrendosi di accompagnarla. Probabilmente non cercava un riavvicinamento e non aveva secondi fini, la sua proposta era stata autentica. Forse dopotutto poteva essere un buon compagno, una di quelle persone che nonostante tutto, se si ha bisogno, ci sono. All'improvviso l'idea di aver fatto una cazzata lasciandolo, le fece stringere lo stomaco. L'impulso di chiamarlo fu forte ma decise di soffocarlo. Per lei era un momento difficile, forse si sentiva sola, non era lucida.

Chissà cosa stava facendo in quel momento.

Ma la verità era che non le mancava affatto.

Fece un lungo sospiro commiserandosi.


“Avresti potuto metterlo, ieri, un filo di trucco.” interruppe il silenzio una voce alle sue spalle.

Una donna di mezza età, distinta e ben vestita era in camera, seduta ai piedi del letto. Con una mano accarezzava inorridita il copriletto che a occhio e croce non vedeva acqua e sapone da anni.

“Non mi sono mai truccata in pratica, non mi sembrava il caso di iniziare proprio ieri, non credi?” ribatté la ragazza ancora in bagno.

L'altra sbuffò “Ogni scusa è buona per non prenderti cura di te.”

“Non ho mai capito questa tua fissazione. Mi piaccio così. Punto. E poi lo sai quanto odio mettermi tutta quella roba in faccia, come se avessi qualcosa da nascondere.”

Così dicendo aprì il rubinetto per darsi una sciacquata al volto, sperando che l'acqua gelida la svegliasse un po'. Cominciava a sentire il peso della giornata precedente.

“Ma senti che sciocchezze! Il trucco non serve a nascondere ma a valorizzare. Ti sei vista in faccia?

Sei grigia e hai gli occhi stanchi. Secondo me non stai dormendo abbastanza, hai qualcosa che ti preoccupa? Lo sai che puoi sempre parlarmi di tutto.”

“Si lo so. E' che non mi va di parlarne, soprattutto con te.” poi avvicinandosi allo specchio si studiò il volto. Effettivamente non aveva un bell'aspetto.

“E' che sono un po' di giorni che non chiudo occhio, sono stanca.”

“E poi quel vestito...ma dove l'hai preso? Dall'armadio di un'anziana? Tra l'altro ti sta enorme. E' troppo lungo e troppo....nero.”

La ragazza asciugandosi il viso sospirò spazientita. “E che colore avrei dovuto indossare ieri? Un rosso? Un bel rosso acceso? E poi che altro? Un bel paio di tacchi a spillo scommetto.”

“Esatto. Non saresti stata niente male. E poi il rosso ti ha sempre donato.”

Poi scrutò meglio la ragazza. “Ma quanto sei dimagrita? Stai mangiando?”

“Certo che sto mangiando. Non ho 5 anni da un pezzo e non ho bisogno che qualcuno mi ricordi di mangiare sai?” risposa stizzita.

“Tu sei depressa. Te lo leggo in faccia. Ma Dani? Non vede quanto sei giù?”

“Con Dani è finita da quasi un mese.”

La donna la guardò incredula e rimase per qualche secondo con la bocca socchiusa.

“Ma cosa dici? Che è successo? Stavate così bene insieme. Non ci posso credere! E perché me lo stai dicendo soltanto adesso?”

“Perché abbiamo avuto altro a cui pensare e non era il momento di parlare di queste sciocchezze”

“Sciocchezze?! Ma che dici? Ti sembra forse una sciocchezza questa? Ne avremmo potuto parlare, forse ci avresti ripensato.” Poi con lo sguardo nel vuoto, alla ricerca di una plausibile motivazione, tornò all'improvviso in sé. “Oddio! Non ti avrà mica tradita!” esclamò portandosi una mano alla bocca, gli occhi sgranati.

“Tradito? Dani?” la ragazza ridacchiò. “Ma seriamente pensi che possa avermi tradito?”

La donna si ricompose accavallando le gambe e irrigidendosi.

“Forse stata tu a tradirlo?”

“Mi conosci. Sai che non sono il tipo. E comunque non avrei mai fatto nulla per ferirlo. Non se lo merita.”

“E pensi che lasciandolo tu non l'abbia fatto?

La ragazza ancora in piedi in mezzo alla spoglia stanza portò severa le mani ai fianchi sospirando.

Poi si avvicinò alla donna, sedendosi accanto a lei.

“Nessuno dei due ha sofferto. E' una decisione che abbiamo preso insieme. Entrambi sapevamo che non c'era più complicità, anzi, forse non c'è mai stata. Ci siamo trascinati per cinque anni in un rapporto appena tiepido, portato avanti da un debole affetto, ognuno spinto secondo me, dalla convinzione di non poter trovare di meglio. Io non voglio questo. Io voglio l'amore, voglio amicizia, voglio complicità. La vita è così breve, domani potrei ammalarmi, tra un mese morire. E chi avrei accanto? Un uomo che vedo come un fratello. Non potevo accontentarmi di un rapporto “grigio”, il voglio il “rosso” nella mia vita. Non sei d'accordo?” e le fece ridacchiando l'occhiolino.

La donna si prese un paio di minuti prima di rispondere, poi inaspettatamente la guardò negli occhi e lo sguardo severo si trasformò in un sorriso di approvazione.

“Hai fatto bene.”

La ragazza non poteva credere alle sue orecchie. “Come? Ma dici davvero?”

“Certo che si. Tu sei un dieci, lui appena un cinque. Non che abbia qualcosa contro Dani, però mi è sempre sembrato un po' 'moscio' per te. Tu hai bisogno di qualcuno che ti sorprenda, che ti faccia ridere. Dani non era per te. Brava, sei stata coraggiosa.”

La ragazza l'aveva ascoltata in silenzio, incredula. Non avrebbe saputo esprimere quel concetto con parole migliori.

“Ok. Non sei giù per Dani. Allora che cos'hai?”

“Lo sai che cos'ho. Devo forse ricordarti che cosa abbiamo passato negli ultimi mesi?”

La donna si ammutolì.

“Non preoccuparti, mi riprenderò. Forse. Spero.” ma così dicendo si accorse che queste parole avevano fatto incupire la donna che, ancora seduta sul letto, la guardava con aria colpevole.

“E poi sai, una persona saggia una volta mi disse che un rossetto rosso ha il potere di risollevare il morale di una donna in qualunque situazione si trovi”

Così dicendo si affrettò a prendere la borsa lanciata sul letto e dopo aver frugato per almeno due minuti, ne tirò fuori uno.

“Lo porto sempre come con me, non si sa mai.” disse sorridendo.

La donna sembrò soddisfatta.

“Brava ragazza.”

Poi si chinò ad aprire il piccolo borsone ancora chiuso e ne tirò fuori una spazzola.

La donna ancora seduta sul letto le fece cenno di sedersi accanto a lei.

La ragazza ubbidì e si sedette dandogli le spalle.

L'altra sorrise. “Hai fatto bene a raccogliere i capelli” disse dolcemente. Poi le sciolse lo chignon che lasciò cadere dei lunghi capelli color miele e iniziò a spazzolarli, molto lentamente.

Ci fu un lungo momento di silenzio.

Poi la donna chiese “Come è stato il funerale?”

“Che cavolo di domanda. Come vuoi che sia stato? Straziante.”

“E dimmi, la zia Ingrid? Composta e sobria come al solito?”

La ragazza scoppiò a ridere “Si è presentata strizzata in abitino blu elettrico che ti giuro ad un tratto ho pensato che avrebbe ceduto! Ovviamente era accompagnata dall'ennesimo “Ken” accalappiato su chissà quale sito di appuntamenti. Tra poco la faranno membro onorario. Capelli biondi ingellati e sopracciglia ad ala di gabbiano. Sono quasi sicura avesse un velo di fard. Lui si che ti darebbe soddisfazione!“

Scoppiarono entrambe in una lunga e rumorosa risata.

Poi la ragazza continuò “Riesci sempre a farmi ridere, perfino ora.”

Ad un tratto la lacrime cominciarono a rigarle il viso.

“Già mi manchi mamma. Non so come farò senza di te.”

La donna si fermò ,appoggiò la spazzola sul letto e da dietro abbracciò stretta la ragazza.

“Lo so, sarà dura. Ma ce la farai. Ed io in un modo o in un altro ti sarò sempre vicina.”

La ragazza si voltò verso la donna ed appoggiò la testa sulle sue gambe.

Rimase così a piangere per un po' finché si rimise seduta, cercando di calmarsi.

Con le mani si asciugò la guance e fece un profondo respiro tentando di ricomporsi. Poi prese il rossetto dal letto e si diresse con passo sicuro verso il bagno. Dopo un paio di passate sulle labbra, il suo viso sembrava già un altro e il sorriso che si fece allo specchio la riempì di una nuova quanto inaspettata forza.

Tornata in camera, infilò il rossetto nella borsa. Poi messe le scarpe e chiuso il borsone, si diresse alla porta.

Prima di chiuderla diede un rapido sguardo alla stanza vuota e accennando un sorriso malinconico, si chiuse la porta alle spalle.

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